"Disse son livornese, parenti non ne ho, tirò l'ultimo colpo e in America scappò". Così diceva una vecchia canzone popolare. Piero Litaliano è nato a Livorno ventisette anni fa, non porta la pistola ma è senz'altro qualcuno fuori dal comune, come tutti i livornesi, dice. È raro trovare tanti contrasti racchiusi e legati insieme come in lui: è giudizioso e pazzo, gentile e scontroso, tranquillo e agitato, generoso e maldicente, ti spiega con mille particolari che ha deciso di stabilirsi a Milano, ma incontra un tale che va alla stazione, gli chiede un passaggio e prende un treno per Stoccolma. Dopo settimane, mesi, ricevi una cartolina da Parigi, poi un'altra da Tokio "Abbracci Piero", "A presto, Piero".
È stato a Parigi, dove cantava in tre locali per sera e duemila franchi per volta, là l'hanno chiamato Litaliano.
Se oggi possiamo presentare questi suoi dischi, si deve a un caso; che il musicista Franco Reverberi abbia fatto il militare a Pesaro nel 55. C'era nella sua camerata un livornese matto che la notte recitava sue poesie ad alta voce. Diciotto mesi assieme hanno convinto Reverberi che in quel tipo c'era qualcosa di eccezionale e da allora con infinita pazienza e testardaggine si è dedicato a preparare il suo asso nella manica: gli ha rubato dalle tasche le poesie scritte sui conti della trattoria, ha messo sulla carta le idee che Piero accennava sulla chitarra, ha composto musiche nuove per i versi che non erano ancora canzoni. Ha preparato una serie di "arrangiamenti" particolari ed infine ha seguito, alla regia dei magnetofoni, la registrazione di ogni disco.
A voi dunque Piero Litaliano.
dalla cover del disco
side a)
- Fino all'ultimo minuto (reverberi-litaliano)
- Qualcuno tornerà (ciampi-litaliano)
side b)
- Autunno a Milano (ciampi-litaliano)
- Hai lasciato a casa il tuo sorriso (reverberi-litaliano)
cover (CGD- E6100)
CGD - E6100
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