Claudia Cardinale vista da Alberto Moravia
A.M. Cara Claudia, io adesso le farò un'intervista un po' particolare. Lei deve accettare di essere ridotta ad oggetto.
C.C. Che specie di oggetto?
A.M. Oggetto in quanto contrario di soggetto. Cioè non un oggetto che lei può essere e in effetti è.
C.C. Un oggetto come questa tavola, questa poltrona, quel libro?
A.M. Brava, proprio un oggetto così. Cioè io non voglio conoscere né il suo passato né il suo presente né il suo futuro. Non voglio sapere le sue opinioni sulla politica, sull'amore, sull'arte, sulle donne, sugli uomini, sull'Italia, sugli Stati Uniti, sul cinema, sulla religione, sulla cucina e via dicendo. Né m'interessa apprendere come lei vive e con chi vive, quali film ha sinora interpretati e quali sono i suoi progetti tra un mese e tra un anno. Tutto ciò, insomma, che costituisce la materia, a quanto pare costituisce la materia, a quanto pare inevitabile, delle interviste non m'interessa.
C.C. Perché non le interessa?
A.M. Perché si tratta di cose opinabili, incerte e mutevoli, soggette a pressioni ambientali, di cui per giunta è impossibile verificare l'esattezza. Tutte cose, insomma, che non la distinguono in alcun modo, anzi la rendono simile a tanti milioni di altre persone.
C.C. E che cosa ci distingue, allora?
A.M. Ciò che lei è come oggetto diverso da tutti gli altri oggetti; in altri termini ciò che lei è come apparizione. E' stato detto che in natura non c'è niente di eguale: in un albero non c'è infatti una sola foglia che rassomigli ad un'atra foglia. Soltanto l'uomo fabbrica oggetti identici, in serie. Dunque, ciò che la distingue da tanti milioni di persone, è la sua apparizione come oggetto naturale.
[..]
("L'Illustrazione Italiana" - giugno 1961)
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