Da qualche tempo a questa parte i milanesi che riescono a mettere insieme qualche risparmio, anziché acquistare un appartamento in città, preferiscono continuare a vivere in case d'affitto, e comperare invece una villetta in campagna dove trascorrere i due giorni del week-end
Se si potesse leggere il pensiero della gente che si reca al lavoro in tram, nove volte su dieci ci si imbatterebbe in questo proposito: "Se mi faccio l'automobile, mai più metterò piede su un tram"; se poi si passasse ai pensieri di coloro che al lavoro vanno con un mezzo proprio, probabilmente vi si leggerebbe: "Ah, se trasferissero l'ufficio fuori città: mi farei la casa in campagna, e al diavolo questa babele!" Il fatto è che oggi, dopo i bisogni primari del magiare e dell'abitare, vi è quello dell'automobile per evitare il disagio di prender posto ogni giorno su quei carri bestiame che sono i servizi pubblici; e dopo l'automobile, quello della casa in campagna, per fuggire i flagelli della città moderna, dove non è più possibile circolare, e l'aria è avvelenata, le case sono prigioni di cemento armato, non c'è verde e i bambini non si sa dove mandarli a giocare. [...]
"[...] Tutto qui è nobile e pieno di grazia, tutto parla d'amore, nulla ricorda le brutture della civiltà"
"[...] Oggi i cittadini che sognano impossibili ritorni alla natura non pensano all'esodo dalle campagne, che non avviene per caso"
In verità l'uomo di città, pur stando meglio (quando sta meglio, quando "s'è fatto l'automobile") del suo simile di campagna, tende a covare il mito del ritorno alla natura.
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