domenica 20 luglio 2014

Lettere al direttore - L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA

riviste gentilmente fornite da Roberto di roma


 
approva o disapprova il provvedimento con cui le autorità comunali di Venezia hanno vietato su quelle spiagge l'uso del bikini?
 
Elisa V. (mestre)
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Lei mi pone uno di quei terribili dilemmi che, nell'antichità, erano il passatempo prediletto di Sfingi dispettosissime e di Sibille malevole.   Se disapprovo, eccomi automaticamente nella posizione di colui che trascura la Morale, che apre la via alla Licenza, che tiene in non cale i Sacri Istituti su cui si basa la nostra Civiltà.   Se approvo, nel migliore dei casi mi attiro la fama di bacchettone.   Nel peggiore, quella di misogino.   Mi atterrò salomonicamente a una via di mezzo: non ho assolutamente nulla contro il bikini, purché naturalmente non varchi determinati limiti.   In fin dei conti di che si tratta?   Di un costume che lascia scoperto lo stomaco.   Perché negare a questa parte del corpo, molto più banale ed amorfa di altre sue consorelle, il diritto di prendere un po' di sole?
 
(agosto 1961)
 
 
 
 
è vero che in Italia le spese del Ministero della Guerra superano quelle del Ministero per l'Istruzione?
 
Aldo C. (pistoia)
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è stato vero dal 1861 al 1961; ma non è più vera da cinque mesi a questa parte.   Il 29 maggio scorso infatti l'on. Luigi Bima annunziò solennemente al Parlamento che "per la prima volta nei cento anni di vita unitaria del nostro paese il Bilancio della Pubblica Istruzione (702 miliardi) superava quello della Difesa (667 miliardi)".   E' proprio il caso di dire "meglio tardi che mai".   Si tratta, a mio avviso, della migliore celebrazione del centenario dell'Unità.
 
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qual è il paese europeo che ha proporzionalmente il maggior numero di automobili?
 
Alberto B. (roma)
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Prima viene l'Inghilterra con una auto ogni dieci abitanti, seconda la Francia con una percentuale di poco minore (una ogni 10,5 ab.), terza la Svizzera con una ogni undici abitanti.   Seguono il Belgio (una ogni 12),  la Germania Occidentale (una ogni 15), l'Olanda (una ogni 23), l'Italia (una ogni 30).
 
(novembre 1961)
 
 
 
a me sembra che dall'ottobre in poi il Telegiornale sia molto migliorato: obiettivo, vario, vivace.   Non capisco perché queste innovazioni abbiano suscitato tanto scandalo in certi ambienti politici.
 
Giuseppe R. (firenze)
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credo che la sterzata impressa al Telegiornale dal nuovo direttore Enzo Biagi sia stata salutata con un sospiro di sollievo dalla stragrande maggioranza dei telespettatori.   Le critiche di immoralità e di filocomunismo mosse da alcune personalità alla rubrica mi sembrano del tutto infondate.   Perché tanto rumore?
 
Bruno M. (trieste)
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Ma come? il nuovo direttore del Telegiornale ha abolito quasi totalmente dalla sua rubrica le forbici e le cazzuole e gli aspersori con cui ministri e vescovi tagliavano nastri e benedicevano "prime pietre", e Lei, con la più ingenua delle espressioni, viene a domandarmi "perché tanto rumore?".   Ce n'è più che a sufficienza, in un clima come il nostro, per suscitare una crisi ministeriale. [...]
 
(dicembre 1961)
 
 
 
 
si sta facendo tanto rumore per gli articoli del nostro Codice Penale che puniscono con la reclusione l'adulterio della moglie mentre non prevedono alcuna pena per quello del marito.   Il mondo, ahimè, è in preda a una nuova gravissima malattia: l'egualitarismo.   A me pare infatti che basti un briciolo di buon senso per constatare che uomo e donna non sono affatto uguali.   A voler tacere le altre cento differenze e limitandoci al caso differenze e limitandoci al caso dell'adulterio mi sembra incontrovertibile che anche in questo caso le differenze saltino agli occhi: se lo commette il marito ne potranno nascere alcuni dissapori, ma la famiglia resta intatta; se invece lo commette la moglie la famiglia può essere contaminata dall'ingresso di un figlio adulterino che usurperebbe lo stato di figlio legittimo.
 
Ferruccio T. (Viterbo)
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nella controversa questione del reato d'adulterio, la soluzione più saggia mi sembra quella del ministro della Giustizia , on. Gonella, il quale ha proposto che le pene attualmente previste per la moglie adultera siano estese anche al marito, se commette la stessa infrazione.   Perché l'incubo della prigione deve gravare solo sulla donna?
 
Elisa V. (parma)
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spero proprio che l'attuale polemica sul reato di adulterio serva a chiarire le idee su questo tema.   A mio parere né la moglie né il marito andrebbero puniti con sanzioni penali.   Lo Stato non deve interessarsi a simili faccende private minacciando prigione a destra e a sinistra.   Solo se il coniuge che è stato vittima dell'adulterio (marito o moglie, non importa) lo richiedesse, il tribunale civile (ma soltanto quello civile!) dovrebbe esaminare il caso, accordare eventualmente la separazione "per colpa del coniuge adultero", assegnando i figli all'altro coniuge, ecc.   Ma non si parli di carcere, per carità.
 
Ruggero V. (torino)
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Queste lettere sono state scritte prima che la Corte costituzionale, con la sua recente imprevista sentenza, stabilisse il mantenimento dello status quo: punizione per la moglie, clemenza per il marito.   Tuttavia il problema rimane aperto perché la Corte si è limitata a dire che le attuali leggi in tema di adulterio non contraddicono la Costituzione; ma ha ovviamente aggiunto che il Parlamento potrà mutarle come e quando vorrà, introducendo, se lo riterrà opportuno, quel principio di parità che finora è stato negato.
Su questo delicatissimo tema i parlamentari, come tutti i cittadini italiani, sono divisi in tre parti:  1) i lapidazionisti che, sostengono la superiorità dell'uomo sulla donna, vorrebbero che il codice penale rimanesse qual è, prevedesse cioè sbarre e manette per la moglie adultera e chiudesse invece tutti e due gli occhi sulle scappatelle del capofamiglia;  2) i Robespierre, cioè gli intransigenti che vorrebbero avvicendare in ceppi tanto la moglie quanto il marito, senza distinzione alcuna;  3) i privatisti secondo cui lo Stato non dovrebbe interessarsi a quel che avviene nelle alcove nazionali, intervenendo soltanto dietro richiesta di una delle parti per risolvere i problemi della separazione, degli alimenti, dell'assegnazione dei figli. 
Non ho mai nutrito eccessiva simpatia per le figure dei privatisti, tuttavia in questa specifica accezione, mi sono senz'altro i più congeniali.   La loro, infatti è l'unica soluzione equa, razionale, moderna.   E mi spiego.   Qual è l'argomento principe dei lapidazionisti?   Quello della "difesa della famiglia".   Se il marito commette adulterio -essi dicono-  non succede niente di grave.   A meno che non si faccia trovare in tasca qualche lettera profumata, tutto procede come prima.   Se invece il peccato lo commette la moglie, può saltarne fuori un marmocchio poco somigliante al paterfamilias.   La famiglia, minata dal piccolo intruso, può saltar in aria.
A tutta prima questo ragionamento non manca di esercitare una certa suggestione, ma a ben guardare pencola e traballa come un tavolino zoppo.   Anzi, non è neppure un ragionamento: è un sofisma.   E lo dimostro subito.   Prendiamo il caso della moglie adultera.   Sì, è verissimo, il suo atto può dar vita a un pargolo che non ha nulla a che vedere con il legittimo capofamiglia.   E le conseguenze di questa fioritura extraconiugale possono essere gravissime.   Fin qui, dunque, i lapidazionisti hanno non una , ma cento ragioni.   Hanno torto invece quando asseriscono che l'eventuale scappatella del marito non ha alcuna conseguenza.   Delle due, infatti, l'una: o il marito questa scappatella la commette con una donna sposata, e allora dal suo atto potrà saltar fuori un marmocchio adulterino che rovinerà una famiglia; o la commette con una donna nubile e allora può saltar fuori un illegittimo, un figlio NN, un infelice che per tutta la vita sarà afflitto da un mortificante complesso.   In ogni caso il marito adultero non si salva.
Tutti in prigione dunque?   Dobbiamo dar ragione ai Robespierre e approvare il drastico progetto del ministro Gonella?   A sconsigliare una simile soluzione intervengono, a tacer d'altro, chiare ragioni d'ordine pratico.   Fino ad oggi infatti le mogli finite in galera sotto l'imputazione di adulterio si contano sulla punta delle dita o quasi.   Al momento di presentare la denuncia, il marito tradito veniva quasi sempre trattenuto dalla previsione dei sorrisini, delle allusioni, dei commenti che lo avrebbero perseguitato non appena la sua "disgrazia" fosse divenuta di dominio pubblico.   E il più delle volte finiva per stracciare il documento e per rinunciare ai tribunali.   Ma siamo sicuri che domani le mogli, ottenuta la parificazione delle pene, si comporterebbe in modo analogo?   Ne dubito.   Prive come sono di complessi, se il progetto Gonella venisse approvato, sarebbero capacissime di inondare i patrii tribunali di denuncie tanto inesorabili quanto circostanziate.   E le prigioni dello Stato dovrebbero essere ampliate in tutta fretta per accogliere battaglioni di mariti ammanettati, vittime della nuova legge.
Anche per questo (ma soprattutto perché penso che in un paese civile i rapporti fra coniugi debbono essere considerati una faccenda privata) mi sembra che allo Stato non resti che adottare la soluzione dei privatisti.   Di crimini e di delitti se ne commettono troppi perché giudici, carcerieri e secondini si interessino a un fenomeno che, comunque la si rigiri, un crimine non è e non sarà mai.
 
(dicembre 1961)
 
 
 

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