mercoledì 23 luglio 2014

La paura della "prima"

   Ad ogni "prima", tra le ventuno e le ventuno e trenta, mentre le "maschere" scivolano sul velluto tirandosi dietro i passi colpevoli dei ritardatari, sul palcoscenico, l'attore, l'attrice stanno attraversando una crisi.   Non c'è persona o fatto che possa recar loro aiuto: né omaggio di fiori, né auguri di amico.   Mancano pochi minuti all'inizio dello spettacolo; la paura di cominciare tra breve a muoversi, a parlare in veste di personaggio, li invade.
   E' paura, o qualcos'altro?   E' l'emozione ragionevole di chi si accinge ad affrontare un'incognita o è la reazione irrazionale di chi, pur essendo consapevole del lavoro compiuto, ha improvvisamente la sensazione di aver ricamato sull'acqua,  di non saper più un gesto, di non ricordare una parola?
   La storia delle emozioni di un attore, di un'attrice, a pochi istanti dal levarsi del sipario, è meno futile di quanto possa sembrare; essi infatti reagiscono alla paura non soltanto secondo il loro temperamento, ma anche secondo la scuola che hanno frequentato.   Chiusi o disinvolti, scontrosi o indifferenti che dicano di essere, ad una "prima" balza fuori la loro capacità di dominare il personaggio, di vederlo come in uno specchio, propria ed altrui immagine di uno stesso impegno, di una stessa ricostruzione; oppure di rivederlo drammaticamente, nelle ossa e nei nervi, mimeticamente, senza proporsene un distacco, uno sdoppiamento; sangue del proprio sangue, misura della propria genialità e della propria sensibilità.
   Ma i confini tra le teorie estetiche di scena sono fragili: gli attori passano dall'una all'altra abbastanza disinvoltamente, giovani o anziani, con un gran mestiere alle spalle, o con alcune fortunate stagioni di lavoro soltanto.   Chi ha appreso con dura disciplina a dominarsi, ad un tratto è preso dal panico; chi rivive ogni volta una folle avventura, improvvisamente ripete gesti e parole delle sere precedenti a occhi chiusi, con matematica sicurezza.
   Meno facile è registrare le reazioni di temperamento: il fragile ed estraniato materiale umano che risponde professionalmente alla qualifica di attore, è oggetto di ammirazione, di ironia, di invidia e di commiserazione, mai di osservazione disinteressata e sincera.   Non esiste tra l'attore e il pubblico, una vera comunicazione, al di fuori del palcoscenico.   Come reagisce Lei alla paura di una "prima"?   Qual è il Suo comportamento, affettivo e di lavoro, di fronte ad uno scacco?   Abbiamo voluto cogliere sei attori che rappresentano le tendenze più varie ed interessanti del teatro italiano d'oggi, in un attimo di smarrimento.   Saperli in difficoltà, conoscere i loro momenti di disagio, dovrebbe avvicinarli a noi, discioglierli da qualsiasi mitologia.

a cura di Giuseppe e Delia Bartolucci
("L'Illustrazione Italiana" - aprile 1961)
 

 
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